Il pastore sentì bussare alla porta del suo ufficio.

Mentre lavorava a un messaggio, il pastore sentì bussare alla porta del suo ufficio.
“Entrate”, lo invitò.

Entrò un uomo dall’aria contrita, vestito con abiti logori, che tirava una capra con una corda. “Posso parlarti un minuto?” chiese l’uomo con il cappello in mano.

Senza dire una parola, il pastore indicò la sedia e l’uomo vi si sedette cautamente. La capra cominciò ad annusare l’ufficio.

Con un occhio sull’animale e uno sull’uomo, il pastore incrociò le mani sulla scrivania e si sporse in avanti, curioso di ascoltare la storia dell’uomo: “Cosa posso fare per te?”

“La mia famiglia ha fame”, iniziò l’uomo. “Così ho rubato questa capra. Ma sento di aver peccato. Potresti prenderla, per favore?”

“Certamente no”, disse il ministro.

“Allora cosa dovrei farne?” chiese l’uomo.

“Naturalmente, restituiscilo all’uomo a cui l’hai rubato!” spiegò il pastore.

“Gliel’ho offerto, ma si è rifiutato di accettarlo. Ora cosa dovrei fare?”

“In tal caso”, disse il ministro, “potresti benissimo tenerlo e sfamare la tua famiglia”.

Per quanto riguardava l’uomo, questo sembrò sistemare la situazione.

“Grazie per il suo aiuto, signore.”

Uscì dall’ufficio con passo più leggero, trascinando dietro di sé la capra legata alla corda.

Più tardi quel pomeriggio, quando il ministro tornò a casa, entrando disse alla moglie: “Ho una storia da raccontarti”.

“Prima devo dirti una cosa”, esclamò. “Qualcuno ti ha rubato la capra!”

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